Cosa fare
dei propri talenti?
Postato il 27
giugno 2008
aggiornato il 7 luglio 2008
La parabola
parla di un imprenditore
che
parte per un viaggio e affida alcuni beni ai suoi servi: a un servo
affida cinque talenti, a un secondo due talenti e a un terzo un
talento.
I primi due, investendo la
somma ricevuta, riescono a raddoppiarne l'importo; il terzo invece
va a nascondere il talento ricevuto, rimanendo
inattivo. Quando il padrone ritorna apprezza l'operato
dei primi due servi e condanna il comportamento dell'ultimo.
Qual è il messaggio per lo Studente della Grande Opera?
Nella
parabola dei talenti Gesù
esorta proprio a utilizzare le capacità ricevute e avverte di ciò che
succede a chi invece non le impegna e non le mette a frutto.
Per il mio lavoro e la mia attività, sono al centro di crocevia
chiamiamoli di carattere
spirituale e
per mezzo di mail, telefonate, incontri, conferenze e così via vengo a
contatto con moltissime persone ed ho il polso della situazione di
cosa, per le persone, significhi porre la propria vita al servizio del
proprio dio (Sé). In parole povere mi rendo conto di quanto "mentano"
blaterando, rispetto a ciò che "fanno" per il proprio dio: tra Dio e il
fare c'è di mezzo il mare, un mare di
bla bla bla bla.
A me piace molto leggere nel cuore delle persone, perché poi, per la
facoltà concessa a ogni padrone di casa, scelgo chi invitare alla mia
tavola.
La mente, ogni mente, lavora a una certa velocità e stare insieme a una
persona la cui mente è più lenta, diviene motivo di esasperazione, così
come per colui che ha una mente lenta, avere a che fare con una persona
dalla mente troppo veloce è causa di avvilimento.
Esiste un test psicometrico per mezzo del quale si verifica la velocità
di risposta di una persona e in quel modo si valuterà la sua "velocità
mentale"; persone con menti troppo diverse tra di loro non riusciranno
a stare insieme per molto pena, appunto, esasperazione da un lato e
avvilimento dall'altro.
E' normale che, per cose di carattere ordinario, le relazioni che
avvengono tra persone con menti varie tra loro sono di genere
saltuario, ma quando si vuole andare nella comunicazione duratura, la
qualità della comunicazione è funzione della velocità delle menti che
si incontrano. Un'azienda di persone dinamiche non assumerà un mezzo
addormentato, così come una coppia in cui uno pensa troppo velocemente
rispetto all'altro darà luogo a un ambiente conflittuale; spesso capita
che la persona "lenta" è fuori dal tempo presente, per cui parte della
sua attenzione è nel passato per cui si relaziona al presente con
brandelli
di bit e non con tutta la velocità del suo microprocessore
mentale.
Un'altra caratteristica intrinseca alla comunicazione riguarda lo stato
armonico che è conseguenza del punto di vista di chi comunica; qui
andiamo un po' più sul difficile, ma possiamo dire che ci sono persone
con punti di vista e comportamenti più in armonia con la vita e altre
persone che lo sono meno e anche in questo caso la comunicazione sarà
più equilibrata tra quelle persone che si assomiglieranno tra loro.
Questa cosa si chiama affinità.
Quando si dice di
non dare le perle ai porci, non
si
vuole sminuire i porci né valorizzare le perle, bensì semplicemente è
un invito ad adeguarsi alla inevitabile legge dell'affinità che prevede
che la comunicazione può avere una certa intensità e qualità (e quindi
essere recepita e correttamente duplicata, compresa al 100% come quando
si fa una fotocopia) solo se avviene tra persone che la pensano alla
stessa maniera e, nel caso di una comunicazione di alta qualità, che
tutte le parti si prendano grandi responsabilità nei confronti della
vita.
Ma secondo voi, un cosiddetto Maestro Asceso di cosa parlerebbe con un
umano? Che motivo avrebbe di frequentarlo? Gli umani cosa gli
racconterebbero, barzellette per farlo divertire? Si annoierebbe a
morte a parlare con dei primitivi quali gli umani.
Colui che è più in armonia con la vita contatta e comunica con persone
che la pensano più o meno come lui.
Cosa accadrebbe se un individuo di elevata armonia mettesse in campo
argomentazioni con persone molto disarmoniche? Queste ultime gli
salterebbero addosso al pari dei porci, poiché quel detto continua:
"perché non le calpestino e,
rivoltandosi, vi sbranino".
Quindi fatti salvi perle e porci, la frase è un'analisi forte di una
semplice, quanto essenziale, regola universale di comunicazione.
Cerchiamo di collegarci con la questione dei talenti leggendo prima la
versione integrale di Matteo 25:
14
«Inoltre il regno dei cieli è simile a un uomo
che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi
beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un
altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità;
e subito partì. 16 Ora colui che aveva
ricevuto i cinque talenti, andò e trafficò con essi e ne guadagnò altri
cinque. 1718
Ma colui
che ne aveva ricevuto uno andò, fece una buca in terra e nascose il
denaro del suo signore. 19Ora,
dopo molto tempo,
ritornò il signore di quei servi e fece i conti con loro. 20
E colui che aveva ricevuto i cinque talenti si fece avanti e ne
presentò altri cinque, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque
talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri cinque". 21
E il suo signore gli disse: "Bene, buono e fedele servo; tu sei stato
fedele in poca cosa, io ti costituirò sopra molte cose; entra nella
gioia del tuo signore". 22 Poi venne
anche colui che
aveva ricevuto i due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due
talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri due". 23
Il suo signore gli disse: "Bene, buono e fedele servo; tu sei stato
fedele in poca cosa, io ti costituirò sopra molte cose; entra nella
gioia del tuo signore". 24Venuto
infine colui che aveva
ricevuto un solo
talento, disse: So bene che tu sei un uomo aspro, che mieti
dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25
perciò ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto
terra; ecco te lo restituisco". 26
E il suo signore rispondendo, gli disse: "Malvagio e indolente servo,
tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho
sparso; 27 tu avresti dovuto affidare il
mio denaro ai banchieri e così, al mio28
Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. 2930
E gettate questo servo
inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo
stridore dei suoi denti"».
Similmente anche quello dei
due ne guadagnò altri due. ritorno,
l'avrei riscosso con l'interesse. Poiché a chiunque ha, sarà dato e
sovrabbonderà, ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha.
Duemila anni fa un talento era pari a 40 chili d’oro puro, quello 24
carati proprio dei lingotti. Un talento greco d’argento, unità di peso
e moneta resa ufficiale da Alessandro Magno, corrispondeva a seimila
dracme; la dracma o denaro equivaleva alla paga giornaliera di un
bracciante agricolo. In ogni caso un Talento equivale ad una somma non
indifferente. Nella
parabola il padrone è giusto, non perché distribuisce i talenti in
parti uguali trattando erroneamente tutti in modo uguale, ma da buon
educatore e maestro, da buon provocatore, li distribuisce diversamente
ai servitori che lui conosce bene.
Il testo lo dice in modo esplicito:
“a
ciascuno secondo la sua forza (dynamis)”.
Secondo la sua capacità e le proprie attitudini, traduciamo oggi, ma
anche con i valori che abbiamo ricevuto nel contesto socio-familiare
nel quale siamo nati e cresciuti, quello del rispetto, della dignità
della persona, della giustizia, dell’onestà, della solidarietà o, se
ciò fosse scarsamente accaduto, per quelli che ci sono stati trasmessi
culturalmente.
Tutto ciò ci da un
punto di riferimento basilare: ogni uomo ha delle peculiarità personali
e ciò significa che ognuno, nei confronti della vita, possiede un
ruolo. Questo ruolo è il carico animico che ognuno di noi si è
accollato per far funzionare quel gioco chiamato vita per mezzo del
quale possiamo divenire abili a manifestare noi stessi. Qual è
l'unica
legge che c'è?
Rendi conosciuto lo sconosciuto e
ciò, secondo
le nostre personali forze. La vita non ci chiede di esasperarci o di
avvilirci, ma ci propone di manifestare secondo le nostre proprie
forze. Chi non mette a frutto i propri talenti è un servo, cioè un
osSERVAtore
"inutile", dice la parabola.
Il campo da
gioco
nel quale noi
giochiamo
il
gioco
della vita è composto da tutto ciò che
esiste e abbiamo la possibilità di manifestarci per mezzo
della
relazione con tutto ciò che esiste. Poiché l'essere tende all'armonia,
noi SIAMO nella misura in cui portiamo armonia al nostro corpo, alla
nostra famiglia, ai gruppi a cui apparteniamo, all'umanità intera, a
tutte le specie viventi, all'ambiente che abitiamo e alla nostra
condizione spirituale.
I punti basilari della parabola sono i seguenti:
- la
distribuzione del talento
- l’azione
del servo
- la
risposta del padrone
Inoltriamoci più profondamente in questa analisi esoterica.
L'uomo è lo strumento con cui la Vita conosce se stessa nell'universo
fisico; un giorno questo strumento prese a pensare da solo e si
credette separato da Dio e di avere una propria personalità, autonoma e
diversa dalla Sorgente.
La fine del viaggio sarà,
inevitabilmente, di riconoscere che noi non siamo Giovanni, Roberta,
Francesca o Salvio, bensì che IO SONO DIO. Pur se questo può sembrare
molto irreale per un essere umano, dovrebbe esserlo un po' meno per
colui che si dichiara essere sulla strada della realizzazione del Sé,
tanto più che se non sai questa cosa, come puoi giungere all'obiettivo?
Comunque noi possiamo fermarci
un po' prima e discutere sul ruolo di ognuno di noi nella vita; lo
scopo è manifestare il nostro Sé e ciò è possibile quando le cose si
fanno col cuore, cioè in assenza di obiettivi personali o aspettative
emozionali e quindi in modo impersonale. Guarda caso, il titolo
originale dell'IO SONO è quello che nelle edizioni italiane è riportato
il cima al primo capitolo dello stesso libro ed è VITA IMPERSONALE.
La distribuzione del talento riguarda l'aspetto di cosa dovremmo fare
in relazione alle nostre capacità, l'azione del servo è in relazione a
ciò che noi facciamo, la risposta del padrone rappresenta quanto saremo
in armonia con la vita e quindi quanto ci percepiremo come DIO per
mezzo di un comportamento o Vita Impersonale
verso tutto
ciò che ci circonda.
Quando saremo
capaci di giocare il nostro ruolo verso tutti questi riferimenti che
illusoriamente crediamo staccati da noi, allora la nostra coscienza si
aprirà e percepiremo che IO SONO DIO, che è la somma della nostra
relazione con TUTTA l'esistenza materiale; per questo parlare di dio è
inutile e lo si può solo esserlo grazie all'esperienza derivante dall'
azione!!!
Noi non siamo queste cose,
siamo IO, ma ci percepiamo di esistere, armonicamente o
disarmonicamente, a secondo di come a esse ci rapportiamo (azione): se
portiamo armonia, riceveremo armonia, se non portiamo niente o
addirittura disarmonia, otterremo nulla o peggio; è detto che
chi
semina vento raccoglie tempesta.
Ebbene, se noi non siamo queste
cose, ma ci percepiamo per mezzo di queste cose e se l'armonia è una
conseguenza di una nostra azione che tende alla sopravvivenza della
cosa con cui ci stiamo relazionando, vuol dire che l'AMORE è azione
armonica, mentre azione disarmonica o inazione (assenza di azione) non
rientrano nei canoni dell'amore.
Perché siamo qui? Per esprimere il nostro essere,
quindi agire. Come?
Usando i nostri talenti
e qui non si tratta di uno due o cinque talenti in quanto quantità,
bensì che uso facciamo delle caratteristiche personali che
abbiamo,
se spandiamo amore nel mondo.
Ci sono persone che hanno abbandonato la loro vita
socialmente standardizzata per dedicarsi a fare "altro" dove questo
altro
è
semplicemente essere se stessi ricollocandosi sul panorama della vita,
facendo magari lavori totalmente opposti a quelli che facevano prima.
Io sono uno di questi; sentivo di farlo e l'ho fatto. Prima vivevo
incollato ad altre due milioni e mezzo di persone, ora il mio vicino
più vicino è davvero molto lontano.
Non tutti devono sconvolgere la
propria vita: si deve solo essere se stessi, quindi non tutti devono
fare chissà quale passo, ma solo ciò che sentiamo: ogni posto è buono
per
essere se lo senti tale.
In quanto esseri spirituali, la nostra casa è
tutta
la vita in tutte le sue espressioni e in cui siamo immersi;
la nostra casa
non finisce all'uscio
della nostra
porta.
Ora, date un'occhiata
qui
Come si può vedere, al momento
della pubblicazione di questo servizio sono presenti 29 recensioni
sulla Trilogia. A metà di questa pagina c'è un pulsante giallo dal
titolo INSERISCI LA TUA RECENSIONE E IL TUO VOTO.
Negli ultimi otto mesi ho inviato le Newsletter a
centinaia di persone iscritte ai nostri siti e in ognuna c'era sempre
l'invito a inserire la propria recensione; quindi, a conti fatti, sono
usciti migliaia e migliaia di inviti a farlo; perché c'era questo
invito? Il perché l'ho sempre scritto nella Newsletter:
Se la
TRILOGIA
DELL'IO SONO ha suscitato in te un'emozione,
saremmo lieti se tu inserissi il tuo commento sul sito Macrolibrarsi.
E' semplicissimo e non è necessario registrarsi e la tua
recensione
potrebbe essere motivo di interesse per chi visita lo spazio del libro.
Quindi il motivo
era che una recensione poteva essere d'ausilio a qualcuno che, leggendo
la Trilogia, avrebbe acquisito un maggior livello di comprensione.
So che molte
persone hanno letto il libro e grazie a esso hanno ricevuto delle
grosse realizzazioni; quindi, dal mio punto di vista, se ho ricevuto
qualcosa, devo trasmetterla anche ad altri. E' detto:
voi
che avete ricevuto, dovete dare e questo significa
soddisfare il ruolo della nostra esistenza in relazione con l'umanità.
Invece, fino a questo momento, ci sono
solo
29 recensioni e poiché cinque persone hanno inserito due volte la
recensione, significa che
solo
24 persone hanno giocato con la vita. Che fine hanno fatto tutti gli
altri? E tu, hai aiutato la vita a portare avanti il suo gioco? Questo
è solo un banale esempio di cosa significhi partecipare sentendosi
parte del tutto.
Questo aneddoto che vi riporto fa parte dell'aggiornamento del
7 luglio 2008:
Un
sant'uomo
ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: "Signore, mi
piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno." Dio condusse il
sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare
all'interno. Al centro della stanza c'era una grandissima tavola
rotonda e al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente
contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina
in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto
livido e malato e avevano tutti l'aria affamata. Al termine delle loro
braccia non avevano mani, bensì cucchiai dai manici lunghissimi.
Tutti
potevano raggiungere il
piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio
era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla
bocca. Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro
sofferenze. Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta, quella del paradiso.
Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso
che gli fece di nuovo venire l'acquolina in bocca.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi
manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e
conversavano tra di loro sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio: "Non
capisco!" "E' semplice", rispose Dio, "dipende solo da un'abilità: essi
hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri, mentre coloro che hai visto
all'inferno non pensano che a loro stessi."
A. M. King dice che l'uomo, nel suo percorso energetico rappresentato
da chakra e meridiani, al livello del cuore ha una così tale voragine
che gli è praticamente impedita la percezione della compassione, motivo
per cui l'essere umano è molto in difficoltà circa la manifestazione
del divino e per questo è così in trappola del mondo materiale. Eppure
ciò è un paradosso: perché? Perché le persone sono amore, ma a causa di
questa voragine non riescono a provare compassione che è la base per
poter percepire se stessi e quindi ESSERE fattivamente quell'amore.
Compassione genera misericordia, misericordia genera amore, cioè azione.
L'amore è AZIONE e la vita non
è dire IO SONO DIO; ora basta con i parassiti: dobbiamo rimboccarci le
maniche e smetterla di riempirci la bocca col dire IO SONO DIO,
cominciando a esserlo sul serio. Addirittura nella mia Scuola il fuggi
fuggi generale è determinato dall'incapacità nel fare le cose. Si
preferisce frequentare altre sessione di carattere teorico-tecniche, ma
quando si tratta di fare,
campa cavallo che l'erba cresce...
L'essere umano è così immerso in una sorta di egoismo che non riesce a
vedersi unito alla vita; mettete un essere a fare qualcosa per gli
altri e vedete quanto dura: quello è il suo indicatore di coscienza
planetaria, quel tipo di coscienza che va ben oltre quella personale (e
frammentata).
Poi mi interessa affrontare anche un altro aspetto: quello delle Scuole
spirituali e dei poteri da esse derivanti. Ho conosciuto forse
centinaia di persone che vanno in queste scuole e poi cercano di
coltivare poteri; queste persone hanno le cosiddette
pigne
in testa
se credono che il fine dell'Insegnamento sia quello di acquisire
poteri, ammesso e non concesso che l'Insegnante sia una persona
scrupolosa nell'insegnare il vero fine del potere del pensiero.
La modalità dell'usare la mente per fermare i propri pensieri
automatici (che pensieri non sono, bensì rappresentazioni del passato
per mezzo di immagini mentali) è la stessa che ci consentirebbe di
camminare sulle acque o di leggere nel pensiero o di fare altre
sciocchezze del genere (
... se non vedete miracoli non credete).
Poiché l'uomo, per sua natura ha paura, quando viene in possesso di una
cosa che serve per un determinato utilizzo, la deve deviare per fini
personali perché, erroneamente, crede che la paura possa essere lavata
con il potere.
Un aneddoto orientale ci racconta che un mattino un allievo di un
ashram si sveglia ed è capace di fare praticamente qualsiasi magia;
corre per andare dal suo maestro a comunicargli dell’acquisizione di
super poteri e trovatolo, trafelato dalla corsa e dall’entusiasmo,
glielo dice. Alla fine il maestro gli dà una pacchetta sulla spalla e
gli dice: “Non preoccuparti, questi super-poteri passeranno!”
Paolo, colui che in modo non autorizzato creò su Gesù il marketing del
cristianesimo, ebbe comunque a dire qualcosa di interessante in ciò che
poi venne definito l'Inno alla carità in cui afferma:
"Se anche
parlo le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, sono un
bronzo sonante o un cembalo squillante; e se anche ho il dono della
profezia e conosco tutti i misteri e tutta la scienza e se anche
possiedo tutta la fede, così da trasportare le montagne, ma non ho
amore, non sono niente. E se anche distribuisco tutte le mie sostanze e
do il mio corpo per essere bruciato, ma non ho amore, non mi giova a
nulla."
In questo caso Amore, Carità e Compassione sono in qualche modo
equivalenti.
Amore, questo è quello che ci manca poiché manca la compassione, perché
manca la sensibilità a percepirci fuori di noi IN QUANTO NOI, cioè
tutto
ciò che è.
Amore è azione e l'azione non deve terminare al di là della nostra
porta di casa, ammesso che al di qua di essa amiamo noi stessi e la
nostra famiglia, cosa impossibile visto che o si è amore su tutto o non
si è amore su nulla e quindi anche al di qua della propria porta di
casa; in questo universo una donna o è incinta o non è incinta, non è
incinta per metà, per cui non ci si può illudere di amare dentro casa e
non fuori,
poiché in realtà l'amore o il non amore siamo
noi stessi.
Una parentesi dedicata alla donna: avete mai fatto la riflessione che
la quasi totalità dei cosiddetti Maestri o esseri avanzati che si
conoscano sono in genere uomini? Perché? Perché la donna, essendo stata
enormemente maltrattata nelle epoche passate, è maggiormente sensibile,
impaurita ed effetto della disarmonia e quindi è per lei più difficile
giungere a una condizione di elevazione poiché non riesce a rimanere
centrata. Un esempio dell'effetto della disarmonia è il pettegolezzo,
un aspetto tipicamente riconducibile all'universo femminile.
Però posso dire che se una donna riesce a superare questo gradino,
allora la sua luminosità è
molto maggiore
di quella di un uomo di pari livello di elevazione di coscienza. Per
questo motivo le donne, con il loro amore potenziale, sono più vicine a
dio, anche se hanno più difficoltà ad arrivare a destinazione. Questo
spiega perché in praticamente tutti gli incontri spirituali la
percentuale di presenza femminile è sempre maggiore rispetto a quella
maschile, ma dopo, in proporzione, gli uomini che continuano a seguire
il percorso sono sempre la percentuale più ampia, mentre la donna ha
bisogno di maggiore tempo per stabilizzarsi. L'ho visto in tutti i
casi. Il futuro del mondo si gioca sulla rinascita della donna; il
futuro dell'umanità è in mano alla loro sensibilità: W le donne.
Ma ora, uomo o donna, non abbiamo più tempo. Un amico l'altro giorno mi
ha
scritto questa mail:
"... sono
certo che sai che ogni cosa o situazione nasce dai nostri pensieri.
Attualmente, su questa nostra terra, vige un
pensiero collettivo tendente alla negatività e all'implosione della
vita. Sulla terra
attualmente siamo poco più di 7 miliardi di esseri, ma poche migliaia
di questi dominano e controllano
il tutto e tutti o quasi.
Poche migliaia di esseri, in maniera più o meno consapevole, vivono la
loro vita in rispetto di sé e della vita stessa. Bene, io voglio
rivolgermi a questi pochi esseri.
Noi
esseri umani abbiamo un solo potere che determina ogni cosa, il
pensiero. Al di fuori delle nostre storie personali, lo scopo finale di
ognuno di noi è la realizzazione del proprio essere
insieme
a tutti gli altri.
Per
fare ciò, è necessario che prima i pochi, e poi tutti, alimentino la
vita con pensieri di amore, contribuendo a fare crescere la
consapevolezza generale.
Questa è l'unica cosa che possiamo fare e dobbiamo fare.
Per
questo mi rivolgo a te che, avendo un sito (e che di sicuro conosci
altri tuoi... colleghi), si possa stimolare chi attualmente desidera un
mondo migliore; ciò dipende solo da noi. Sai, basta che un piccolo
numero di esseri vivano e pensino la stessa cosa - il lievito che può
far fermentare l'intera massa - e abbiamo
la
possibilità di cambiare lo stato della terra: scomparirebbero le
guerre, scomparirebbero le scie chimiche e ogni negatività."
Siamo alla
potenziale vigilia in cui un pazzo criminale può premere il pulsante di
una bomba atomica che può alterare la vita su questo pianeta per i
prossimi secoli e in molti modi lo stanno già facendo.
Il fatto che accada o meno di peggio dipende da
noi, dipende da TE.
Allora ti chiedo: E tu, hai aiutato? Che uso
stai facendo dei tuoi talenti? Cosa stai facendo secondo le tue
possibilità,
secondo
la tua forza (dynamis)?
Fai ciò che senti di fare nelle tue aree di competenza e se una delle
aree di competenza credi che coinvolga il nostro Gruppo e la sua
attività ad informare, scrivimi e fammi sapere la tua disponibilità ad
appoggiare il nostro Gruppo in qualsiasi modo al fine di contribuire a
far aumentare la sensibilità di coloro che sono sulla via del
risveglio. La vita ha bisogno anche di te e per diffondere la
Conoscenza ci vogliono energie.
Fammi sapere come ti puoi rendere disponibile con tutti i mezzi a tua
disposizione, possano essere abilità personali (grafica, progettista di
siti web, responsabile di una casa editrice ecc.) oppure dando il tuo
appoggio con il tuo impegno, il tuo danaro o mettendo a disposizione
locali o una base operativa che possa metterci in condizione di
produrre un maggior impatto sul sociale o in qualsiasi altro modo tu
SENTI di poter essere utile; tutti i propri talenti sono buoni e adatti
allo scopo, per cui se lo senti, fallo per il tuo dio!!!
Ci sono persone che hanno dedicato la propria vita a informare gli
altri in prima persona, ma questo è il LORO destino; ognuno di noi ha
il proprio compito, anche se, alla fine, il campo da gioco -
cioè
se stessi, la famiglia, i propri gruppi, l'umanità, la flora e la
fauna, l'ambiente e la realizzazione di se stessi in quanto spirito
-
rimane uguale per tutti.
Pur non stando in prima linea è inevitabile che dobbiamo relazionarci
con i nostri Sé fuori di ciò che illusoriamente percepiamo
come
"noi".
Se hai dei talenti, usali. La parabola si conclude con queste parole:
"a
chi ha sarà dato molto altro in più e a chi non ha sarà tolto anche
quel poco che ha".
Qualcuno
a volte mi dice se con
il mio parlar chiaro io abbia paura di perdere gli amici; io rispondo
che non sono venuto su questa terra per essere simpatico a qualcuno,
bensì per fare la volontà di ciò che IO SONO e i veri amici questo lo
apprezzano e quindi non posso perderli.
Qui, al di là del tuo computer,
siamo pochi e male in arnese, ma facciamo tutto ciò che sentiamo con
quello che abbiamo a disposizione per darti le informazioni che stai
ricevendo: se vuoi darmi una mano, questa è la pagina dei
CONTATTI;
scrivimi, ma solo se hai talento e non se queste parole hanno suscitato
in te solo un'emozione.
Cieli Sereni.
Arcangelo Miranda
©
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