Minestra e
Ministro
Postato il 23
ottobre 2007
Anni
fa, dopo una
serie di
mie conferenze pubbliche, un tipo mi venne vicino e mi disse, con viso
sconcertato: "Ma lo sai che se dai tutta questa conoscenza
alle persone, queste imparano e poi dopo vanno via e rimani senza
allievi?"
Io risposi che il mio scopo era proprio quello di far camminare le
persone con le proprie gambe e di farle sentire libere dalla schiavitù
del concetto del maestro.
Ma cosa centra la
minestra?
In seguito alla
mia attività
di scrittore, mi capita più frequentemente di prima di ricevere uno
strano tipo di giudizio; dicono di me: "Ma Arcangelo non ha le
caratteristiche di un maestro!!!"
Vediamo di
chiarire cosa c’è nella testa delle persone, a quali infami credenze
sono soggette.
Innanzitutto
ho sempre detto che non mi sono mai sentito superiore a nessuno; io SO
che l’osservatore
è
la cosa osservata, lo so per davvero e chi mi conosce sa che dico
sempre che vedo gli altri già arrivati. Arrivati dove? Al loro completo
stato di realizzazione; lo ammetto, non sempre ci riesco, ma il più
delle volte lo faccio.
Io
posso essere ciò che desidero solo se vedo che ciò che è intorno a me
"è"
già ora.
Osservatore e cosa
osservata sono la stessa cosa.
Per
capire come funziona la nostra influenza sulla realtà, potremmo
immaginare quattro flussi, propri dell'osservatore:
- osservare ciò che
faccio a me stesso
- osservare ciò che
faccio agli altri
- osservare ciò che gli
altri fanno a me
- osservare all'esterno
ciò che qualcuno fa a qualcun altro.
La
cosa interessante è che, seppur
abbiamo differenziato questi quattro flussi, in realtà è possibile
farlo solo a livello dialettico; a livello operativo è impossibile
differenziarli e se si va oltre, si vede che questa è tutto ciò che può
accadere nella realtà, a livello di interazione.
I
flussi significa che rispondono TUTTI ad una ed una sola cosa: il
nostro punto di vista. Infatti
sono
il modo in cui il nostro modo di essere e di vedere si diffonde nella
realtà: il nostro punto di vista. Per spiegare meglio possiamo fare
l'esempio classico che quando mi sento triste e stanco, tutto il mondo
è triste e stanco, così che quando sono felice vedo che tutto intorno a
me è felicità.
Voglio
raccontare una storia, quella di due viandanti che si trovarono alla
porta di una città. Questa è la storia.
C'è
un viandante che arriva ad un villaggio ed incontra un uomo saggio
seduto lì alle porte e gli chiede: uomo, provengo da un altro villaggio
e vorrei trasferirmi qui. Che tipo di persone troverò in questo
villaggio? Ed il saggio rispose: Che tipo di persone hai lasciato nel
villaggio dal quale provieni?
La sua risposta fu: Persone gentili, affettuose, oneste; era un piacere
stare con loro, con tutti loro e ti dirò che mi mancano anche un po'.
Dimmi quindi, che persone troverò qui?
Il saggio rispose: Lo stesso tipo di persone che hai lasciato nel
villaggio da cui provieni.
Il giorno dopo un altro viandante arriva alle porte del villaggio ed
incontra il saggio; gli chiede: uomo, provengo da un altro villaggio e
vorrei trasferirmi qui. Che tipo di persone troverò in questo
villaggio? Ed il saggio rispose: Che tipo di persone hai lasciato nel
villaggio dal quale provieni?
La sua risposta fu: Persone che dire delinquenti è poco; non ci si
poteva fidare di loro e dovei stare attento a tutti ed a tutto.
Bisognava sempre proteggersi e non mi fidavo di loro; era un dispiacere
stare con loro e ti dirò che non mi mancano neanche un po'. Quindi che
persone troverò qui?
Il saggio rispose: Lo stesso tipo di persone che hai lasciato nel
villaggio da cui provieni.
L'osservatore
è la cosa osservata. E' vero che è detto di amare il mio prossimo come
me stesso, ma è anche vero che senza "ama
innanzitutto
te stesso", non si va molto lontano e si rimane prigionieri del
giudizio.
Come
possiamo stabilire se siamo
fuori dalla visione duale della fisicità e quindi liberi nel nostro
essere? È molto semplice: se su uno dei quattro aspetti della realtà
c’è un giudizio negativo, vuol dire che siamo ancora nel duale.
Quest'ultimo è il caso
che ci interessa.
Se
il nostro punto di vista non è
fuori dal duale, possiamo anche illuderci di essere benevoli, ma in
realtà siamo immersi nel duale.
Ci
sono persone che dicono che dio
dovrebbe intervenire per risolvere i guai degli uomini e dare loro un
aiuto. Per spiegare in modo efficace l’aspetto tecnico dei quattro
flussi, faccio questo esempio: immagina che dio sia l’entità classica
con la barba bianca. Se egli vedesse che alcuni uomini hanno bisogno di
aiuto, in conseguenza del flusso 4 questo vecchietto dalla barba bianca
cadrebbe automaticamente ed immediatamente nella condizione di essere
umano
poiché
diverrebbe la cosa osservata
e quindi, per ovvia conseguenza, avrebbe anche lui bisogno di aiuto in
quanto il flusso 3 si adeguerebbe al flusso 4. Il risultato è che "dio"
diverrebbe di nuovo umano!!!
Un
dio vede gli altri come
Dei già ora
e li vede giocare il gioco della vita; questa cosa comprende anche il
concetto di libertà per cui tutto è concesso agli altri dal proprio
fronte emozionale (non parlo del comportamento dettato dai canoni della
società) e quindi non c’è giudizio. In conseguenza di ciò, l’amore
diviene incondizionato.
La
risultante di questa formula è che
solo
se un Essere vede gli altri già arrivati, può amare in
modo incondizionato ed essere dio.
Quindi
questo è il motivo per cui non
posso sentirmi un “maestro” rispetto agli altri. Ma circa questa cosa
c’è sempre gente che mi dice: “Eppure hai una Scuola detta di
illuminazione..."
Comunque
quando parlo del concedere
dal proprio fronte emozionale non mi riferisco al fatto che una persona
possa far tutto senza subirne le conseguenze; la libertà non ci
autorizza a distruggere cabine telefoniche o a sporcare muri di edifici
o a rompere i lampioni della strada della nostra città. Chi rompe è
giusto che paghi, ma colui che applica la legge deve essere sereno dal
punto di vista emozionale, dal suo punto di vista.
Si
dice che
Krihsna, in battaglia,
uccide con il sorriso sulle labbra; uccide poiché è il suo compito di
soldato e lo fa con il sorriso poiché non prova astio verso il suo
nemico.
A
questo punto la riposta è che è
importante l’atteggiamento con cui fai le cose. Quello della Scuola è
solo un gioco in cui mi diverto a parlare ad altri, ma li immagino già
arrivati e questa è una sensazione meravigliosa, di unità e di
rilassatezza derivante dall’assenza di giudizio e di competizione:
quindi nessuna opposizione a qualcosa, cosa classica dell’universo
fisico a cui ogni volta che ci opponiamo a qualcosa ci ritorna una
forza, cosa tipica in quanto risposta dell’universo fisico aumentando
così lo spessore delle sbarre della mente.
È
scritto che
chi vuole essere grande tra voi deve essere al
servizio:
quanto ho detto spiega egregiamente questa frase, ma anche in questo
caso non ci si deve sentire schiavi degli altri, ma collaborativi, cioè
servire allo scopo del
gioco della vita.
Ma
voglio ritornare nuovamente alla questione della mia mancanza di
segni
particolari...
Effettivamente
sono una persona estremamente comune, assolutamente anonima; eppure
quando “qualcuno”
sa di conoscermi, mi immagina tipo col turbante o, come si usa in
India, con il pallino disegnato fra le sopracciglie a mo’ di terzo
occhio, con talismani al collo, seduto in un certo modo ed altre cose
del genere.
Fin
qua, passi pure, ma il mio cuore
tocca il pavimento quando ascolto il commento successivo: se non ha
quelle cose, allora non è un maestro, non può essere un maestro!!!
La
realizzazione del Sé è un percorso
così complesso poiché l’essere umano deve cancellare tutta una serie di
credenze a cui si è “abbonato”, con cui è andato in accordo. Ci sono
oggi troppe persone che, deluse dalla chiesa originaria – quella di
nascita, nel nostro caso quella cristiana – sono passate ad un’altra
chiesa, ma di stampo orientale. Qui il problema è che gli individui
sono infarciti di dati falsi e questi dati continuano ad avere effetto
su di loro.
Quando
una di queste persone conosce
qualcuno che davvero sa, la credenza di come deve essere un Maestro
entra in funzione ed il risultato matematico dell’operazione è: non è
un maestro, quindi
devo rifiutare
anche
ciò che mi dice.
Certo
che non può accettare
nulla: la persona doveva essere calma come Sai Baba, vestita di rosso
come gli Hare Krihsna, con la testa pelata come il Dalai Lama o con il
turbante in testa. Ho anche fatto notare che se noi occidentali
avessimo lo stesso carattere degli orientali saremmo, in un certo modo,
snaturati; noi occidentali siamo gente pratica e non ci pensiamo due
volte a far uso della forza pur di spegnere un conflitto... è la nostra
natura ed Osho, per farsi intendere dall'occidente, non si era affatto
presentato come un tipo tranquillo.
Certamente
se questo fosse il mio
gioco, non esiterei a portare queste persone a comprensione, ma il mio
gioco -quello in cui mi diverto e per cui esistono compagni di gioco
che rispondono ed hanno voglia di giocare al mio stesso gioco- è
diverso, per cui sorrido e tiro avanti. Mi dispiace solo che queste
persone, quando tornano al loro ambiente quotidiano, non hanno alcuna
remore a picchiare il figlio che piange o ad essere lavativi sul
lavoro: li ho visti con i miei occhi ed il motivo è che sono represse,
non sono se stesse.
Con
tutto questo ho illustrato
quell’episodio che avvenne circa 2000 anni fa a Gerusalemme, nel quale
si racconta di Gesù che entra in città su di un asino. Ricordate quali
furono i commenti della gente? Ma come, il Re di Israele che arriva a
dorso di un asino?
Credenze in azione!!! Un
Re deve essere...
altrimenti non è un Re.
A
seguito di ciò, abbiamo che la
persona, se crede che può imparare qualcosa da un maestro vestito di
giallo, automaticamente rifiuterà ciò che dico, poiché la sua credenza
gli dice che se colui che parla non è vestito di giallo o non ha il
pallino in fronte, non è qualcuno che sa.
Un aspetto
pericolosissimo dell’ego spirituale è il nome… d’arte.
Sappiamo
che gli orientali assumono
un nome in sostituzione del vecchio; ci sono vari motivi per cui lo
fanno, ma il principale è questo: per ridurre il più possibile il senso
di identificazione con l’ego per mezzo del non-ricordo di sé.
Se Roberto chiama Francesco, all’ascoltare il proprio nome Francesco
automaticamente
si identifica in ciò che è stato fino a quel momento, con tutte le sue
componenti emozionali, col suo passato. Se invece Francesco cambia il
nome in Alaserter, ebbene, quando ascolterà questo nome si sentirà
vuoto: la sua “vecchia” identità non può più essere confermata, un
altro ponte con il passato è crollato. In qualche filosofia in cui si
cambia nome si usa certamente anche eliminare gli specchi dal proprio
ambiente proprio per far si che anche l’immagine di se stesso possa non
confermare il vecchio sé ogni mattina.
Semplice e lineare questo
ragionamento, vero?
Invece
qui in occidente, le persone
cambiano nome solo perché così sono più visibili agli altri, con la
conseguenza di amplificare la parte spirituale del proprio ego alterato
ed al fine di ottenere maggiore potere sugli altri. Noi non abbiamo le
basi dialettiche e terminologiche per abbracciare la cultura orientale;
siamo così ignoranti della nostra che abbracciare una cultura diversa
significa, molto probabilmente, sprecare un'intera esistenza.
E'
come i vegetariani che sono
diventati tali per trauma e non per scelta, pur rifugiandosi sotto il
motivo dell'etica. Un vero vegetariano, al pensiero di mangiar carne,
non proverà disturbo. Non sarà necessario che la mangi, ma il fatto
pensare di farlo non gli attiverà un intero sistema di credenze... e di
traumi. Qualunque vegetariano che al solo pensiero di mangiare carne ne
rimane sgomento, sprecherà questa vita e dovrà ritornare per liberarsi
dalla ruota delle nascite e delle morti. Gesù, si sa, mangiava pesce e
beveva vino. Personalmente mi nutro solo di frutta e verdura e questo
lo faccio per me, per evitare gli effetti acidificanti dei cibi: i
formaggi e gli amidi o i legumi dei vegetariani e dei vegani
sono
ben più pericolosi della carne. A tal proposito in altri
scritti ho fatto più
volte riferimento al libro del
Dott. Panfili sulle associazioni
alimentari e sulle ceneri acide che la quasi totalità dei cibi rilascia.
Guarda
caso che a seguito della mia
scelta di essere praticamente fruttariano, anche gli animali ricevono
beneficio e ne vanno salvi, ma l'etica inizia da me stesso; per i
quattro flussi posso amare il mio prossimo come me stesso se amo me
stesso, ma se sono avvelenato e porto rancore a coloro che mangiano
carne, che tipo di amore posso dare? Nessun amore. E se mi va di
mangiare carne, pesce o formaggio, lo posso fare poiché sono libero.
Quindi
questo punto di vista è il
blocco principale che le persone hanno quando mi conoscono: un
pischello (=giovane inesperto) per nulla anziano che sa tutte queste
cose? No, c'è qualcosa sotto, non è possibile poiché non ha i capelli
rasati come il Dalai Lama… Anche di Gesù dicevano che egli aveva
imparato a memoria le scritture e quindi era preparato ad ogni replica;
per forza, quell'uomo non si presentava come i sacerdoti e quindi era
facile renderlo non credibile.
Un
meraviglioso insegnamento fu
quello che ancora quest’uomo chiamato Gesù diede a Giacomo ed a
Giovanni (Marco 10:35-43); questi ragazzi chiesero a Gesù:
Concedici di sedere nella tua
gloria, uno alla tua destra, e uno alla tua sinistra. Gesù
rispose:
Voi non sapete
ciò che domandate. […] Allora Gesù chiamatili in disparte
disse loro:
Voi
sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano e i
loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così,
ma chi vuol essere grande tra voi si faccia vostro servitore e chi vuol
essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo
infatti non è venuto per essere servito ma per servire".
Se era
facile cadere
nella trappola del potere stando vicino ad un individuo del calibro di
Gesù, figuriamoci oggi che tanti individui si spacciano volutamente per
maestri.
Se
immaginate di servire un pasto caldo ai poveri,
quale
alimento vi viene in testa? Probabilmente il classico piatto di
minestra calda.
La parola minestra ha
come radice
minum che in latino significa minimo;
perché mai?
La
parola
minum è anche la
radice di “ministro” e di “ministero”; infatti l’atto di servire il
tipico piatto caldo
pone le sue radici nel servizio,
nel rendersi minimo degli altri, cioè servitore, collaborativo e senza
fare distinzione alcuna.
Questo è il
vero significato dell'essere a disposizione degli altri; puoi anche
vedere questo mio documento:
IL
VERO SIGNIFICATO DEL SERVIZIO.
A
San Francesco d’Assisi venne dato
del pazzo poiché serviva gli altri, era divenuto ministro, ma lo faceva
umilmente al pari di entrare a Gerusalemme su un asino, non chiedendo
mai di essere messo in una posizione privilegiata alla destra ed alla
sinistra di Gesù.
Quindi,
alla fine, vale molto di più
il modo in cui si dà che ciò che si dà e per espletare la propria
missione non è affatto necessario cambiare nome o mettersi il turbante
in testa per apparire importanti; per tal motivo, preferisco avere a
che fare con persone che hanno già cominciato ad abbattere il muro del
proprio personale sistema di credenze ed hanno cominciato ad uscire
dall'altra parte.
Forse
qualcuno si chiede perché
spesso cito frasi della bibbia; la mia risposta è che il principale
sistema di credenze si basa sulle falsità che le religioni ci hanno
instillato nel DNA, per cui fare un po’ di repulisti di questa cosa non
può che far bene.
Colui
che non si sente pari agli
altri e si sente superiore, avrà la necessità di assumere nomi che lo
distinguono e, a sua volta, per i quattro flussi, porterà rispetto solo
a chi avrà il nome più altisonante e prima o poi, a sua volta, si dovrà
sentire superiore a qualcuno e quindi a casa propria picchierà la
moglie ed i figli. E' un modo aberrato per sentirsi potenti e credere
di essere spirituali. Attenti alla superbia, poiché, sappiate, che se
quella persona o quella cosa che vi rende superbi va via, si cadrà in
una profonda depressione.
Anche
la dualità è un gioco e se
qualcuno vuol giocare questa partita, bene è libero di farlo; ma io non
lo sento il mio gioco. Il mio gioco non prevede più la competizione (un
aspetto del duale) maestro-allievo, bensì la collaborazione, il vedere
tutti già arrivati; per questo motivo non sento il bisogno di
travestirmi poiché io sono ciò che sono, sono me stesso.
Il
mio nome, quello che ebbi alla
nascita e la famiglia che mi ha allevato, li ho lasciati; ciò a cui
aspiro ora è il mio vero nome che è e deve rimanere il mio segreto: non
posso rivelarlo ad altri e questo è il passo successivo all'assunzione
di quel nome che si assume al fine di staccarsi dal nome di nascita.
Ma
colui che è nel potere, non può pensarla così e tutta questa linea di
comprensione gli è occlusa.
Per
tornare al punto iniziale, cosa
centra la minestra? Se non ci si sente al servizio, ma superiori ci si
sta di fatto nascondendo dietro un senso di inferiorità ed in queste
condizioni non solo non si può entrare nel Regno dei Cieli, ma ci si
sentirà costretti a ritornare sul piano fisico per liberarsi di questo
gravame.
Per
quanto mi riguarda, io so che
l'osservatore è la cosa creata per cui non mi interessa adottare un
sistema di credenze (qualsiasi credenza è basata sulla dualità) per
farmi risucchiare nella spirale emozionale; se vedo tutti già arrivati,
mi sento nell'Uno e non sprecherò più energie per essere in
competizione con gli altri.
A
quel punto ci si sente uniti in un
sentimento fraterno con tutti e con tutto, la visione del mondo si apre
e la vera conoscenza può essere contattata.
Ma
se la gente ha ancora bisogno del
maestro che risponde a credenze, beh allora minestra è fatta e siamo
davvero alla frutta, ma certamente questa cosa non diminuisce il mio
amore verso l'Uomo.
Se
"la minestra è fatta" tanto vale
salvare il salvabile: di persone per bene ce ne sono tante e la maggior
parte NON sono nel settore spirituale dove l'aspetto prevalente è
quello del controllo sugli altri.
Arcangelo
Miranda
© copyright 2007
Arcangelo Miranda – è consentita la pubblicazione con l’obbligo di
inserire anche un link attivo