Cos'è l'Illuminismo?
Questa che segue è la risposta di Immanuel Kant (nella foto) alla domanda: Was ist Aufkläerung? (Cos'è l'Illuminismo?) pubblicata sul Giornale di Berlino (Berlinische Monatsschrift) il 5 dicembre 1783, pp. 516.

L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da una condizione di minorità di cui è egli stesso responsabile.
Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida d’altri. La responsabilità di tale minorità va attribuita all’uomo stesso, quando la sua causa non risiede in una carenza dell’intelletto, ma dipende dalla mancanza di determinazione e di coraggio nel servirsene, appunto, senza la guida d’altri. “Sapere aude”, “abbi il coraggio di servirti del tuo stesso intelletto!”. Questo è il motto dell’illuminismo.
(segue dalla pagina "Curiosità)

Pigrizia e viltà sono le cause per cui una gran parte dell’umanità […] continua a rimanere in condizioni di minorità. […] se ho un libro che ragiona al posto mio, se ho un direttore spirituale che ha una coscienza anche per me, se ho un medico che stabilisce quale dieta io debba seguire ecc. io, per quanto mi riguarda, non ho più bisogno di fare alcuno sforzo.

[…] Perciò, per ogni uomo preso singolarmente, è difficile emanciparsi da una condizione di minorità che si è tramutata, per lui, in una seconda natura. [..] e stando così le cose è effettivamente incapace di servirsi del proprio intelletto, dal momento che non ha mai avuto il permesso di metterlo alla prova, ragionamenti e precetti [..] sono i ceppi che lo costringono a una perenne minorità. Chi fosse in grado di sciogliersi dalla loro morsa, persino di fronte al fossato più stretto si troverebbe a non sapere dove mettere i piedi per saltare, non essendo abituato a muoversi in libertà.

[..] Vi sono, invece, maggiori possibilità che un pubblico sia in grado di illuminare se stesso; anzi se solo gli viene concessa la libertà di farlo, questo processo è pressoché inevitabile. Infatti, in tal caso, si troveranno sempre, persino tra coloro che ufficialmente sono stati preposti alla tutela della massa, alcuni liberi pensatori che, dopo essersi scrollati di dosso, da soli, il giogo della minorità, renderanno palese, intorno a sé, il sentimento della stima razionale del proprio valore e, quindi, della vocazione di ciascun uomo a pensare autonomamente.

[..] Con la rivoluzione si potrà ottenere forse il crollo di un regime di dispotismo personale e di un’oppressione avida di guadagno e di potere, ma mai una riforma reale della mentalità. Al contrario, nuovi pregiudizi, proprio come era accaduto per quelli vecchi, serviranno da briglie per la gran massa di coloro che non fanno uso del loro pensiero. [..] Ma ecco che sento gridare da ogni parte: non ragionate!. L’ufficiale dice: non ragionate, eseguite! L’esattore delle tasse: non ragionate, pagate! Il prete: non ragionate, credete! Qui e ovunque intorno a noi, v’è limitazione della libertà. Ma quale limitazione è d’impedimento all’illuminismo? E quale, invece, non lo è, ma anzi va a suo vantaggio? La mia risposta è: l’uso pubblico della propria ragione deve essere sempre libero ed esso solo può realizzare l’illuminismo tra gli uomini. Invece il suo uso privato può anche essere fortemente ridotto, senza che ciò costituisca un ostacolo particolare per il progresso dell’illuminismo.

Risposta di Immanuel Kant
sulla rivista “Berlinische Monatsschrift”
5 dicembre 1783
Immanuel Kant intervenne nuovamente sul Berlinische Monatsschrift in difesa della libertà di pensiero, sempre più minacciata in Germania dopo la morte del sovrano Federico II di Prussia (nella foto) il quale fu uno dei personaggi più influenti e rappresentativi del suo tempo, rappresentando la tipica figura settecentesca del monarca illuminato. La sua azione toccò sia il piano politico e militare, sia quello dell'economia e dell'amministrazione statale, sia lo sviluppo delle scienze e delle arti così che si guadagnò l'appellativo di Federico il Grande.

Si può quindi immaginare quale fosse l’ansia alla sua morte nel 1786 circa la libertà di pensiero. Nel suo ennesimo intervento sul giornale di Berlino, Kant
faceva notare a coloro che credevano che anche qualora fossimo privati della libertà di parlare o di scrivere nessuno potrà mai toglierci quella di pensare, che “se non pensassimo, per così dire, in comunione con altri, ai quali comunichiamo i nostri pensieri, ricevendone i loro”, la libertà di pensiero di cui crederemmo di beneficiare sarebbe ancora soltanto un’illusione.