Come creare la propria realtà
Postato il 2 novembre 2006

un raro articolo di A.M. King

Non cercare di colpirmi; CONVINCITENE!
Con queste parole Morpheus, durante il combattimento in MATRIX, cercava di instaurare in Neo una certezza che avrebbe dovuto incarnare e renderla reale nella propria testa, nel proprio essere. 
La chiropratica afferma che ripristinando continuamente uno stato di benessere al punto di farlo divenire reale, il paziente guarirà.
È così che si cambia la realtà: devi essere certo che una cosa già ce l’hai.


La meccanica coinvolta è la seguente: le cose sono così come con gli occhi fisici le vediamo e quindi le crediamo. Se noi vogliamo cambiare questa realtà, dobbiamo entrare nel nostro universo personale-mentale. Lì dobbiamo creare mentalmente la situazione COME VORREMMO CHE FOSSE e viverne vividamente le emozioni come se la cosa fosse davvero già qui ed ora.

Questa operazione, cioè il viverne le emozioni realmente, ci modifica la rete neurale rispetto alla considerazione che avevamo prima circa la cosa che desideriamo cambiare. Nel momento in cui la rete neurale è stata modificata, allora qualcosa di nuovo, seppur di piccolo, accadrà nel mondo reale.

Questa cosa ci fa avere fiducia che siamo riusciti a cambiare qualcosa; allora, da quel momento, “ci crediamo sempre di più” per cui le cose nuove ci accadono sempre di più dandoci sempre più maggiore convinzione che la cosa è "fattibile cambiarla" per noi: alla fine la creiamo.

Come già detto, la chiropratica tende ad instillare nel paziente una "sensazione di guarigione": se il paziente si CONVINCE di stare meglio, starà sempre meglio fino alla guarigione definitiva.

Questa continua catena tra il nostro CONSIDERARE com'è ora, il fatto di PENSARLO diversamente ed il SENTIRLO già emozionalmente diverso, fa modificare la realtà.
mago
Nel vocabolario la definizione di FEDE è sicura aspettazione di cose sperate benché non vedute. In questa abilità sta la caratteristica del mago. La fede è certezza: si è "fede" non si "ha" fede.

Ciò che gli occhi fisici vedono, viene ri-confermato dalla nostra mente.

«Mi fanno male gli occhi... È perchè non li hai mai usati».

Queste parole furono l'affermazione di Neo e la spiegazione di Morpheus nel primo film di Matrix.

Ormai è il tema dei film di culto di fine secolo: cosa è la realtà del mondo? Esiste veramente? O è solo una simulazione collettiva, proiettata davanti ai nostri occhi? E, in fondo, cosa sono io? Solo un’immagine tra le tante che percepisco? La sceneggiatura e la regia di The Matrix (il primo e il più significativo dei tre) sono tutte giocate sul filo di queste domande.

La TRILOGIA DELL'IO SONO affronta accuratamente queste tematiche sotto il profilo della meccanica quantistica.

Cosa voleva dire Morpheus con la frase «È perchè non li hai mai usati»?

Il problema è il seguente: fin quando noi siamo in accordo con ciò che vediamo con i “nostri occhi fisici”, allora noi, come Esseri spirituali, riproiettiamo la realtà che i nostri occhi fisici percepiscono. Morpheus si riferiva all'occhio spirituale che, quando è inibito nell'uso, delega all'occhio fisico sia la visione che la conseguente analisi di ciò che è stato visto con la conseguente conferma della realtà; risultato? La realtà rimane inevitabilmente sempre la stessa.

Ciò con cui l’occhio spirituale (l’osservatore) vede giungere dagli occhi fisici nella propria testa e ci va in accordo poiché non vi applica discernimento, quello si manifesta o continua a rimanere in manifestazione. È un maledetto loop.

Quando l'Essere accetta per vere le cose provenienti dalla realtà fisica, esse continuano ad essere manifestate come materiali. Ma questo mondo non è affatto materiale, cioè solido, liquido o gassoso: ci appare solo così, come viene accuratamente spiegato nella TRILOGIA DELL'IO SONO.

Ciò significa che l’unico modo per cambiare la realtà è di “vedere” nel proprio universo mentale-personale, cose che ancora non ci sono materialmente, ma di cui siamo “CONVINTI” che esistono o che comunque possono essere diverse, se lo vogliamo. Cosa più importante, il convincersi significa vivere nel proprio essere TUTTE LE EMOZIONI della cosa da raggiungere così come se fosse già raggiunta.

Per convincerti hai bisogno di emozioni ed è per questo che quando si fanno esercizi “di recupero spirituale” SI DEVE PERDERE IL CONTATTO CON IL CORPO, appunto per non confermare la realtà che esso ha “memorizzato” o “incarnato”: appunto la realtà di questo illusorio universo fisico.

Qui non è un fatto di cenacoli spirituali nei quali si fa salotto spirituale; per liberarsi dalla trappola della realtà materiale si deve fare sul serio, altro che reiky, medianità o fiori di Bach. Qui la situazione è seria, poiché per ogni istante che "vediamo" senza discernimento, aumentiamo la trappola di questo universo fisico su di noi.

Questa ultima parte è tratta dalla Conclusione della TRILOGIA DELL'IO SONO

Un Essere spirituale ha poteri inimmaginabili e l’unico suo limite è il livello di identificazione con il suo corpo e poi con le sue creazioni. In qualità di spirito è sempre più grande delle cose che è in grado di creare, poiché ogni cosa viene da lui. Il credere che sia un corpo che si muove in uno spazio è il modo in cui lo si imprigiona se lo si porta a dimenticare la sua vera natura spirituale.

Tutti noi siamo prigionieri ed ipnotizzati come sull’isola di Truman e, per quanto grande possa essere, quest’isola è il nostro piccolo universo materiale nel quale siamo convinti che tutto è veramente così. Risultato: si fortifica in noi l'idea che la vita è quella e solo quella e non pensiamo neanche ad elaborare un piano di evasione perché, di fatto, non pensiamo neanche minimamente di essere in trappola.

La situazione è davvero molto seria e non viene affrontata con la dedizione, la devozione e la disciplina che il caso prevederebbe.
L’accento qui è che la conoscenza che viene spacciata come spirituale deve essere sperimentabile; se non è sperimentabile e non produce “effetti speciali”, ma si presta solo a vivaci discussioni fra eruditi dall'aspetto malaticcio e triste, è solo ciarpame intellettuale.

A. M. King




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