Dov'era Gesù
quando il suo corpe era sulla croce?
postato
il 25 agosto 2006
revisionato il 12 febbraio 2009
Dov’era
Gesù quando il suo corpo era sulla croce? Perché dopo la risurrezione
disse: “Non toccarmi poiché non sono ancora asceso” (Giovanni 20:17)?
Dov’era
Gesù quando il suo corpo
era sulla croce? Perché dopo la risurrezione disse: “Non toccarmi
poiché non sono ancora asceso” (Giovanni 20:17)?
Un
Essere che non è asceso, se muore ha bisogno di rinascere da grembo
umano: se non si è ascesi e si muore con il corpo fisico, si muore
anche nella mente; nel film The Matrix
quando si
moriva in matrix si moriva anche in Centrale.
Come potrebbe "davvero" funzionare questa cosa?
Innanzitutto
dobbiamo distinguere il mito dalla realtà.
Per
dare ai Vangeli una valenza
corretta, li dobbiamo leggere come una struttura mitologica creata e
messa a punto per aiutare l'uomo nel percorso evolutivo dalla
condizione umana alla sua natura divina, esattamente come accade nella
storia di Pinocchio. Il percorso di Pinocchio, burattino di legno che
si evolve in individuo di carne, equivale al percorso evolutivo di un
uomo (carne) che diviene divino (spirito); non dimentichiamo che questa
storia ricalca frequentemente il percorso cristico dei Vangeli visto
che anche il padre di Pinocchio si chiama Geppetto (Giuseppe) e che fa
di mestiere il falegname.
Ma ora, ciò che
ci interessa, è distinguere il vero
dal falso, o meglio, il simbolismo dalla realtà, per cui cerchiamo di
essere pratici e di attenerci ai fatti.
Nella storia
cristica, dopo la risurrezione, Gesù esplicitamente dichiara di non
essere ancora asceso.
Ipotizziamo
che ciò che
è narrato nella storia evangelica sia veramente accaduto: un essere non
asceso, se muore, non può risorgere dopo tre giorni in quanto chi non è
asceso non è padrone della morte in quanto invulnerabilità. Quindi
se
davvero ci fosse stata la necessità di "salire" sulla croce, Gesù
avrebbe materializzato un corpo di riserva, un doppio, poiché, non
avrebbe potuto risorgere visto
che
“non era ancora asceso” e quindi non era padrone della morte. Chi ha
visto il film Taken di Steven Spielberg, ricorderà che Allie, la bimba
protagonista, farà credere a tutti di una battaglia in corso tra
militari terrestri e alieni. Ma era solo una illusione… non ci fu
alcuna battaglia come non ci può essere stata alcuna crocifissione; per
rappresentare effettivamente una crocifissione, chiunque avrebbe dovuto
porre sulla croce il suo "doppio", per mezzo di una attività mentale
atta a creare tutto. Beh, le cose sarebbero andate un po' come nel film
o come ciò che accade in quella che è stata definita la più grande
leggenda proveniente dall’India: il trucco della corda e del bambino
che scompare. Di che si tratta? Un mago getta in aria l'estremità di
una corda e la corda si innalza verso il cielo fino ad assumere una
posizione completamente verticale. Poi un bambino si arrampica sulla
corda, fino in cima. A quel punto, nella piena luce del giorno e
circondato dal pubblico, il bambino scompare. Questo straordinario
trucco illusionistico ha sempre suscitato le congetture più varie,
nessuno però è stato mai in grado di scoprire il segreto che alla base
ha la potente abilità illusionistica del mago.
La
morte sulla croce simboleggia
una fase del percorso cristico che riguarda la capacità di resistere
alle più grandi stimolazioni della personalità, compreso il momento
della fustigazione cruentemente rappresentato nel film di Mel
Gibson "La passione di Cristo": ma in ogni caso, se l'episodio della
crocifissione fosse vero, come avrebbe fatto Gesù, una volta morto, a
ritornare in vita dopo tre giorni?
Solo un
Essere Asceso ha il potere
sulla morte fisica ed è invulnerabile: il simbolismo ci dice che Gesù
raggiunse questo livello dopo la risurrezione; quindi la questione di
una reale crocifissione contiene al suo interno il concetto impossibile
(paradosso) che un uomo possa morire in croce e poi rinascere senza
essere prima asceso, mentre chiunque fosse asceso non avrebbe, secondo
paradosso, la necessità di passare per il simbolismo della croce poiché
avrebbe già superato tutti i limiti umani. Questi due paradossi
dovrebbero far pensare alla funzione dei Vangeli: essi sono solo un
raccontino simbolico atto a spiegare cose ben più importanti di un
personaggio che, per quanto grande, non dovrebbe avere rilevanza
rispetto al mito che lo rappresenta.
Ma purtroppo la religione è riuscita a convincere la gente che lì,
nell'alto dei cieli, c'è un tipo chiamato Dio che osserva tutto quello
che fai in relazione ad un elenco di 10 regole da lui stabilite e
consegnate a Mosé, che se non le rispetti ti manda in un luogo chiamato
inferno per i secoli dei secoli e che ha mandato qui sulla terra un
uomo, chiamato Gesù che è il suo unico figlio, al fine di fargli
prendere carico di tutti i peccati umani; a questo punto mi verrebbe da
chiedere perché mandare suo figlio e non venire lui, visto che è lui
che ha determinato la difettosa creazione di Adamo e Eva?
Forse perché già allora si diceva: "Vai avanti tu che a me viene da
ridere"?
Proprio perché il mondo crede a tutte queste fesserie siamo così messi
male.
Arcangelo Miranda
sulla pagina di copertina: LA CROCIFISSIONE - anno 1951 - Salvator
Dalì
© copyright 2006-2009 Arcangelo Miranda
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