Due o tre
cose della bibbia che non sappiamo
Postato il 4
dicembre 2007
di
Massimo Mazzucco
Noi
genericamente definiamo "Bibbia" quel librone di oltre mille pagine che
troviamo un po’ dappertutto, in chiesa come a casa nostra come nei
motel dei film americani. Ma quel libro in realtà contiene sia il
"Vecchio" che il "Nuovo" Testamento, ovvero la Bibbia originale degli
ebrei - detta Tanach, che risale al 600-1200 A.C. - più i Vangeli
cristiani "canonici", scritti invece dopo Cristo.
Il
"cristianesimo" quindi
è, in un certo senso, una "libera interpretazione" della Bibbia
originale ebraica, rivista, tramite l'aggiunta dei Vangeli, alla luce
della predicazione di Gesù. La differenza fondamentale fra le due
religioni sta proprio nel fatto che l'ebraismo non riconosce nella
figura di Gesù il "Messia" annunciato dalle profezie bibliche, mentre
il cristianesimo sì.
In
questa sede, comunque,
per "Bibbia" intendiamo esclusivamente il testo sacro, o Tanach,
composto dei 39 singoli libri originali (Isaia, Ezechiele, Genesi,
Esodo ecc.) del canone ebraico (lista che, per la precisione,
differisce per alcuni libri da quella adottata dal nostro "Vecchio
Testamento").
PARTE
1 - BREVE STORIA DELLA BIBBIA
ORIGINE
E CONTENUTO
Va
detto innanzitutto che la Bibbia non è affatto un testo unitario, ma
piuttosto un intricato compendio di tradizione orale, di fonti
storiche, di miti e leggende popolari, sia locali che importate, di
scritti dei vari profeti, di leggi e regole per l'igiene e la
nutrizione, di poesie, canti e proverbi di ogni tipo. In altre parole,
una summa cumulativa di tutto il sapere contemporaneo di quella
regione, che cominciò a prendere forma definitiva e ad essere
considerata "Legge di Dio", soltanto intorno all'ottavo secolo avanti
Cristo. Più avanti parleremo dell'effettiva stesura dei testi, che
iniziò in quel periodo, per mano di scribi che non erano in nessun modo
gli autori del testo originale.
IL
TESTO ORIGINALE
I
testi biblici erano scritti - in ebraico antico ovviamente, eccetto per
brevi segmenti in aramaico - su lunghi rotoli di pelle o di pergamena.
Ben
lungi dall'essere leggibili a prima vista, però, questi rotoli
apparivano al lettore come una sequenza interminabile di lettere, dalla
prima all'ultima riga. (In realtà, come si vede dalla foto accanto,
ogni tanto ci sono delle spaziature multiple, che indicano però delle
pause "emotive" e non hanno nulla a che vedere con la composizione
delle singola parole).
P
r a t i c a m e n t e l a b i b b i a a p p a r i
v a s c r i t t a c o s ì
Non
sono indicate le parole vere e proprie, ma devi trovartele tu separando
i gruppi di lettere al punto giusto; siccome in realtà gli ebrei non
scrivevano nemmeno le vocali, l'equivalente per noi sarebbe stato
questo:
P
r t c m n t l b b b p p r v s c r t t c s
Moltiplicate questo rebus per
circa 2 milioni e mezzo di lettere consecutive ed avrete davanti la
Bibbia.
INTERPRETABILITÀ

Il
problema dell'"interpretabilità" della Bibbia è quindi a strati
multipli, poiché bisogna prima di tutto mettersi d'accordo su quello
che c'è effettivamente scritto sopra. Soltanto dopo si potrà affrontare
un'eventuale lettura allegorica o simbolica, del testo e casomai, in
ultimo, quella ancor più complessa ed arcana detta esoterica o
"cabalistica".
In un testo cosi lungo si verificano, per pura legge statistica,
migliaia di casi in cui certe lettere possono essere attribuite sia
alla parola precedente che a quella seguente, dando comunque un senso
compiuto. L'udito, oppure lu dito? (per un sardo, il problema potrebbe
anche porsi).
Vi sono poi altrettanti casi in cui la variazione delle semplici vocali
può dare adito a letture completamente diverse. Una cosa è dire "ti amo
tanto", ben altra è dire "tu mi tenti", anche se le consonanti - t m t
n t - rimangono le stesse. (Per non parlare poi di "temo i tonti", o di
"Tom è tinto"). Naturalmente, nel corso del tempo le varie generazioni
di rabbini sono giunte ad un consenso di massima sul significato di
ogni frase che è rispecchiato dalla moderna versione ebraica della
Bibbia. Già che c'erano hanno pensato bene di aggiungere anche le
vocali e di staccare le parole. Anche l'occhio vuole la sua parte.
AUTENTICITÀ
Come facciamo noi a sapere che questa versione "ufficiale" corrisponde
davvero all'antico originale? In fondo, abbiamo visto come i Vangeli
canonici siano stati martoriati, nel corso dei primi secoli, da
correzioni, tagli e interpolazioni di ogni genere, volute dai padri
della chiesa per adattare il credo, originariamente nato in Palestina,
al mondo e alla mentalità dei gentili.

Per
quel che riguarda la Bibbia, diciamo innanzitutto che per "originale"
si intende, in realtà, la versione redatta nel 539 a.C. dal profeta
Ezra sulla via del ritorno da Babilonia, andando completamente a
memoria. I "veri" testi antichi, infatti, erano stati tutti distrutti
nel rogo del Primo Tempio, dai soldati di Nabuccodonosor.
Fortunatamente sono stati ritrovati, nell'ultimo dopoguerra, i
cosiddetti Rotoli del Mar Morto, i libri sacri che la comunità
sacerdotale degli Esseni aveva nascosto nelle inaccessibili grotte di
Qumran (v. foto) e che così sono sfuggiti anche alla distruzione del
Secondo Tempio ad opera dei Romani, nel 70 d.C.
Fra questi rotoli si è ritrovato un libro quasi completo di Isaia (foto
sotto) che antedatava l'esodo di Babilonia e che risultò essere
identico, lettera per lettera, alla versione tramandataci a memoria da
Ezra.
Questa fu messa definitivamente per iscritto nel secondo secolo a.C.,
nella versione cosiddetta "masoretica", della quale però nessun
originale riuscì a superare intatto le intemperie della storia. Il più
antico testo completo della Bibbia ebraica disponibile oggi è il Codex
Leningradensis che è una copia del masoretico che fu redatta "soltanto"
nel 1008 dopo Cristo.
Nonostante questo, grazie ad una seri di complicatissimi riscontri
incrociati fra tutti i reperti biblici ritrovati finora - dal completo
Isaia di Qumran, al più microscopico frammento di testo sacro - è stato
possibile affermare con relativa certezza che la Bibbia ebraica
contemporanea, cioè la versione masoretica, corrisponda fedelmente al
testo originale del tempo dei profeti.
Ma vediamo adesso
che cosa dice questo testo
originale nella sua traduzione letterale.
PARTE 2 - IL CONFRONTO CON L'ORIGINALE
IL PENTATEUCO
La tradizione vuole che i primi 5 libri della Bibbia che noi chiamiamo
Pentateuco e gli ebrei Torah, siano stati scritti direttamente da Mosé,
intorno al 1200 a.C. Fra questi sicuramente il più importante è il
primo che noi chiamiamo Genesi e gli ebrei chiamano Behreshit
("l'inizio"). In esso si descrivono sia la cosmogenesi che
l'antropogenesi, cioè la nascita del mondo materiale e quella dell'Uomo
e delle altre forme viventi.
LA
GENESI
Se
ora noi confrontassimo il testo originale della Behreshit con quello
della nostra Genesi, rimarremmo probabilmente di stucco. Che dire, ad
esempio, di fronte alla scoperta che il mondo non sarebbe stato creato
affatto da "Dio" (singolare maschile), ma da una allegra combriccola di
"Dei"? Il termine Elohim infatti che nella nostra Genesi è tradotto con
"Dio", in ebraico è solo plurale ed è sia maschile che femminile.
(Qualcuno ricorda la frase "infelice" di Papa Luciani che prima di
morire volle farci sapere a tutti i costi che "Dio è uomo, ma anche
donna"?).
Oppure,
cosa dire di fronte al fatto che non fu l'uomo ad essere fatto "a sua
immagine e somiglianza", ma è l'umanità che fu fatta "ricalcando i loro
contorni"? Cioè proiettando dei loro "parametri" astratti, ideali, nel
mondo concreto della materia. Una cosa è lo "stampino" della ceralacca
- che fra l'altro ci ha condannato a visualizzare l'uomo barbuto che ci
perseguita da millenni col bastone alzato - ben altra è pensare ad una
"cristallizzazione" nel mondo denso della materia di un progetto
ideale, tanto puro quanto assoluto. Nello stesso modo, in un certo
senso, in cui un regista "sogna" il proprio film e poi gli dà una forma
concreta usando attori, pellicola e cineprese (curioso come gli
Aborigeni d'Australia, il più antico popolo vivente sulla terra,
chiamino la nostra dimensione terrena "dreamworld", il mondo dei sogni).
ELOHIM O
JAVEH?A
chi si ritrovasse ora confuso sul "nome di Dio" originale, ricordiamo
che è la Bibbia stessa a mescolare le carte, poiché a volte presenta il
Creatore come
Elohim, altre volte lo
chiama
Javeh, o Jehovah (Giavé, Geova) e
più raramente
Adonài (Signore,
Padrone). Elohim però, come detto, è soltanto plurale, maschile e
femminile insieme (significa letteralmente "coloro che sono in alto",
"i signori di sopra"), mentre sia Javeh che Adonài sono al singolare
maschile (in realtà Javeh è neutro, ma non pone comunque una questione
di pluralità) [vedi nota alla fine].
Ma perché allora, viene da domandarsi, "Dio" nella nostra Bibbia è
stato tradotto al singolare? Qui non sta certo a noi rispondere e
possiamo al massimo avanzare un'ipotesi: già ai tempi dell'ebraismo,
una delle chiavi unificatrici a livello popolare, fu proprio
l'introduzione del monoteismo (quante volte insiste a ricordarcelo, lo
Javeh della Bibbia che "non avrai altro Dio all'infuori di me"?). Un'
altra cosa che contribuì a rinforzare l'impatto della nuova religione
fu l'abolizione dell'idolatria. Fu quindi chiaro alla classe
sacerdotale, già da allora, che meno "dispersione" simbolica c'è, nella
mente del credente, più facile è per lui recepire il messaggio
complessivo di quella religione.
Non stupisce quindi che i rabbini non amino troppo sentirsi chiedere
"che cosa significa esattamente Elohim?", poiché dovrebbero introdurre
una dimensione spirituale molto più complessa e delicata di quella del
semplice "Dio" Javeh. Figuriamoci quindi gli stessi padri della chiesa
cristiana, che già avevano mille problemi a mettersi d'accordo sui
Vangeli canonici, che voglia avevano di rispettare anche questa
distinzione, quando traducendo (in greco) tutto con "Dio", almeno quel
problema non si poneva nemmeno. Accadde così che a loro volta gli
anglosassoni, che tradussero dal greco - in inglese, con Erasmo da
Rotterdam ed in tedesco, con Martin Lutero - la loro versione della
Bibbia, si ritrovarono come noi con un semplice "God" al singolare.
Ma perché esiste, da dove origina e cosa significa questa doppio
presenza di Elohim e Javeh nella Bibbia originale? Questa è una domanda
che assilla gli studiosi sin dai tempi dell'università di Tubinga, che
agli inizi dell'800 dedicò un intero ramo dei suoi studi all'esegesi
biblica. Noi qui possiamo soltanto cercare di riassumere la tesi oggi
generalmente più accettata, in cui tutto il materiale biblico sarebbe
stato unificato e messo per iscritto, da almeno quattro mani diverse,
che sono riconoscibili dai diversi stili riscontrabili nell'arco della
lettura. Questi stili però non si presentano in blocchi distinti e
separati, ma si alternano ed accavallano in continuazione, a volte
anche per pochi paragrafi, creando spesso una notevole confusione.
LE
"CONTRADDIZIONI" NEL TESTO BIBLICO
Si potrebbero
peraltro
spiegare, in questo modo, certe contraddizioni
plateali nel testo biblico, che dovrebbero saltare all'occhio anche del
lettore meno attento. Nella Genesi, ad esempio, la stessa creazione
viene raccontata non una ma due volte, a distanza di pochissime pagine
e in ordine capovolto una rispetto all'altra.
Nella prima versione viene creato prima l'Uomo e poi tutti gli altri
animali. Nella seconda, che appare a prima vista una semplice
ripetizione, pochi paragrafi più sotto, vengono invece creati prima gli
animali e poi l'Uomo. Parimenti, all'inizio Uomo e Donna vengono creati
insieme, poco più avanti l'Uomo precede la Donna, che viene creata dopo
di lui.
In realtà la lista di contraddizioni - che di certo sono tali, se si
legge il testo in maniera letterale - è abbastanza lunga da impegnare
in discussioni che non terminerebbero mai. A queste andrebbero poi
aggiunte le varie "imprecisioni scientifiche", come l'età della Terra
fissata in circa seimila anni, oppure il fatto che la Terra sia
"immobile al centro dell'universo, ben piantata sul suo piedestallo",
che fu argomento del contendere sin dal tempo di Galileo. Tutto cambia,
ovviamente, se si affronta la Bibbia come un testo a diversi livelli di
lettura, ma questo ci porterebbe su un territorio che non siamo
assolutamente preparati ad affrontare e che esula comunque dal nostro
intento.
Diciamo soltanto una cosa sull'apparente
incompatibilità
fra Elohim e monoteismo.
E' evidente che la "versione originale", con gli Elohim, ci propone non
una molteplicità dispersiva di divinità, tutte in competizione una con
l'altra, ma piuttosto una precisa gerarchia, armonica e ordinata, in
cui Javeh starebbe molto più in alto di loro stessi. Nelle religioni
orientali si trova una corrispondenza molto precisa, ad esempio, nei
Cohan del buddhismo tibetano, che sono detti anche "i creatori della
materia". Essi stessi sottostanno, gerarchicamente parlando, all'Uno
Assoluto, esattamente come le mille divinità del pantheon indù
rispondono obbedienti all'Ordine Assoluto del Brahma o Uno Cosmico
Universale. Nel Corano invece sono gli Arcangeli, ereditati dalla
Bibbia ebraica, ad occuparsi del mondo materiale, sotto lo sguardo
attento di Allah e la stessa Bibbia nostrana ci parla ripetutamente di
Angeli e Arcangeli, confermando quindi l'esistenza di una gerarchia
superiore, funzionale ed omogenea, ma tutt'altro che dispersiva in
senso politeistico.
TANTO
RUMORE PER NULLA
Un'altra
realizzazione,
che potrebbe congelare in un solo istante le
più accanite discussioni fra "evoluzionisti" e "creazionisti" (fra atei
e credenti, alla fin dei conti) è che in realtà essi si accapigliano
per nulla, poiché
la Bibbia è un testo provvisorio,
che va comunque sostituito da un altro che ancora non conosciamo.
Purtroppo noi non la leggiamo quasi mai con attenzione critica,
attivamente, ma ce la beviamo passivamente, "così com'è" e accade
spesso di non cogliere dettagli importanti come questo.
Chi non ha mai letto, almeno una volta, la discesa dal Monte di Mosé,
dopo che ha ricevuto da Javeh le Tavole della Legge? Ebbene, quando
Mosé si accorge che il suo popolo non ha saputo aspettare e si è messo
ad adorare il vitello d'oro, dalla rabbia spezza le tavole di una legge
che non si meritano e le scaglia sotto il monte. In seguito darà loro
delle leggi molto più infantili, semplici e grossolane, in attesa che
il suo popolo maturi e sia pronto a ricevere quelle vere.
Il problema è che Mosé poi è morto, Javeh è bel po’ che non si fa più
sentire e a noi sono rimaste sul gobbo delle leggi crude, violente ed
obsolete, scritte 3000 anni fa per un branco di nomadi ignoranti e
adulatori. Volendo obbedire letteralmente alla Bibbia, ad esempio, se
per caso nostro fratello morisse dopo il matrimonio e noi invece non
fossimo sposati, ci toccherebbe sposare per forza la cognata rimasta
vedova e fare subito un figlio con lei - anche se ha i baffi lunghi un
metro. E se non lo facessimo, lei avrà il diritto di sputarci in
faccia, davanti a tutta la famiglia riunita (chissà perché certi
cristiani si ricordano di citare la Bibbia solo quando gli serve contro
gli omosessuali o per giustificare schiavitù e pena di morte, ma poi si
dimenticano completamente di osservare i mille obblighi come questo?).
A questo punto sorge però un dubbio: non sarà che questo Javeh è
sparito apposta, perché si aspetta magari che ci accorgiamo da soli di
tutte queste incongruenze ridicole? Perché non smettiamo per un attimo
di seguire pedantemente la Bibbia come "parola di Dio" e proviamo
invece a considerarla, alla pari di molti altri suoi equivalenti sulla
Terra, come un prezioso documento storico, il cui valore spirituale -
indipendentemente da chi sia stato a scriverla - va ricercato in
profondità, in maniera attiva, cosciente e selettiva e non soltanto
"letto" in superficie in maniera meccanica e passiva?
(
Fatti non foste a viver
come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza - Dante
Alighieri)
Massimo
Mazzucco
http://www.luogocomune.net/site/modules/sections/index.php?op=viewarticle&artid=4
note di Arcangelo
Miranda
E' da notare
l'enorme
confusione dei termini Elohim, Adonai, Javeh, Jeova.
La
parola Elohim è il plurale della parola Eloha, dove Elohim, termine
plurale, significa "esseri divini" che sarebbero gli osservatori di cui
il Dio assoluto, Eloha, ha bisogno per avviare la creazione. Chi ha
letto IO SONO DIO dalla Trilogia dell'Io Sono, ha ben chiaro questo
concetto di dei co-creatori.
Adonai significa semplicemente "signore".
Javeh è la pronuncia
del tetragramma JHWH (o YHWH) Yod, He, Waw, He che
starebbe per le iniziali di aria-acqua-terra-fuoco e che risulta
essere, con molta probabilità, la personalizzazione dell'attività
creativa che diede origine all'uomo, probabilmente di quella squadra di
dei che si impegnarono nella progettazione e nella costruzione del
corpo dell'uomo, al pari di altri dei-ingegneri che realizzarono altre
forme. Un aspetto importante di questo lavoro di equipe è la frase
della Genesi 1:26 in cui si dice
facciamo
l'uomo a nostra immagine e somiglianza. YHWH è
il sommo dio tra
gli dei
(fatto puramente simbolico) in quanto personalizzazione di colui che
avrebbe progettato e resa possibile la creazione dell'uomo, la più
avanzata delle creazioni. Ma rimane un termine tradizionale usato per
raccontare la storia della creazione secondo i canoni tradizionali di
quel tempo e quindi andare oltre non ci risolve la vita.
Un
po' più complessa è la collocazione di Geova nel panorama biblico,
vista la sua abilità a delinquere. Ramtha identifica questo Geova come
un essere geloso ed insicuro che
odiava sua sorella.
In realtà Geova, che compariva essere un dio personale agli ebrei di
Mosé, è un discendente della stirpe degli Annunachi (un popolo
extraterrestre) di cui si parla nelle tavolette sumere della genesi del
museo di Berlino (vedi le opere di
Zecharia Sitchin)
e fu colui che fece impiegare 40 anni per far attraversare agli ebrei
un deserto del Sinai che oggi, con la Jeep, ci si impiega appena 2 ore
e mezza. Con ciò si spiega facilmente come possa un dio essere
personale ed essere anche un gran bastardo essendo un dio d'ira e di
guerra che esige esclusiva devozione.
Non
deve stupire che il nostro presente sia così costernato di guerre vista
l'influenza nefasta di questo essere maligno nella storia umana.
Per essere più precisi, secondo queste tavolette sumere, dopo il
settimo giorno e la creazione dell'uomo nell'universo fisico e in
Genesi 2:2 è scritto che Dio, al settimo giorno, si riposò. A questo
punto, in accordo con le tavolette sumere, si vede di un Dio che faceva
gli straordinari; in Genesi 2:7 c'è un'altra creazione dell'uomo,
quindi ben dopo la prima creazione: incredibile, vero?
Voglio
comunque sottolineare che il nostro modo di fare informazione non ha
nulla a che fare con rettiliani, alieni, disinformazione e cose del
genere. Noi ci interessiamo di comprendere le meccaniche della vita e
questa storie, vere o false che siano, non sono utili di un centimetro
al cammino spirituale. La nostra intenzione vuole solo che ci sia
corretta informazione e nient'altro.
Della Bibbia a noi non interessa
più di tanto se non per fare chiarezza circa i danni che ha apportato:
la Bibbia non è un testo sacro e non è per niente affidabile; ritengo
sia la più grande pattumiera di informazioni pseudo-spirituali che il
mondo possegga sulla quale impiegare più di dieci minuti di
discussione, significa tempo perso.
Arcangelo
Miranda
ad
esclusione del servizio di M. Mazzucco, il resto
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